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lunedì 19 luglio 2010

Sebastiano Adernò: intervista ad un poeta

Di Sebastiano mi parla una mia amica e mi chiedo se davvero esistano ancora persone che si facciano rapire dalla poesia, se esiste ancora un animo tanto puro o tanto tormentato da rifugiarsi nei versi. 
Così, spinta dalla mia insaziabile curiosità, ho voglia di conoscerlo e una sera ci sentiamo al telefono e ... sorpresa! Io pensavo di trovarmi davanti un interlocutore siciliano e invece ho la sensazione di parlare con un "colletto bianco" lombardo! 
E' l'uomo giusto, adoro le storie insolite...

Sebastiano Adernò

Nasce ad Avola in provincia di Siracusa nel 1978. Dopo aver conseguito la Maturità Tecnica in Elettronica e Telecomunicazioni decise, sfidando l'ira di sua madre, di iscriversi alla Statale di Milano per dedicarsi alle discipline umanistiche. Non che non fosse un bravo Perito, anzi, essendo uno dei migliori dell'Istituto, la settimana seguente la pubblicazione dei risultati, fu chiamato per fare uno Stage in Germania. Ma il richiamo per l'Arte ebbe la meglio. Così iniziò il suo iter universitario nella Facoltà di Lettere Moderne a Milano. La cosa gli piacque così tanto che preso da una botta d'entusiasmo, superò tutti gli insegnamenti previsti dal suo corso di Laurea quadriennale in soli 3 anni.
Durante gli anni accademici collaborò come recensore letterario presso la rivista Fogli edita dalla casa editrice ARES di Milano. Intanto partecipava come spettatore alla movida poetica Milanese. Conobbe persone che avrebbe ritrovato anni dopo nel circolo virtuoso della poesia come Davide Brullo, Alberto Pellegatta, Tiziana Cera Rosco, Daniele Piccini.
Fare il recensore per Fogli, il cui direttore era l'illuminato Andrea Beolchi, fondatore della casa editrice Medusa, gli permise di avere tra le mani, ciò che di meglio si pubblicava di poesia in quegli anni nel capoluogo lombardo.
Ora di lui possiamo dire che sue  poesie sono apparse in antologie Lietocolle (Il Segreto delle Fragole, Verba Agrestia). E' presente sui  numeri (9/07 e 11/07) della rivista Arte-Incontro edita da Bocca. Inoltre ha pubblicato negli ebook Un fiore di parola e Poesia e monnezza creati dal multiblog viadellebelledonne.wordpress.com.  Nell'antologia Scrittura Amorosa a cura di FaraEditore. E' stato invitato a Benevento assieme agli altri finalisti del III Premio di poesia Gerardino Romano. Si è classificato terzo al Concorso Solaris organizzato da Edizioni Montag di Macerata.  E' stato premiato con una videopoesia al Premio di Poesia In/Civile organizzato dal Comune di San Giuliano Terme di Pisa. Inoltre sue poesie sono apparse  nelle prime cinque antologie legate all'iniziativa Istant-Anthology organizzata da Giulio Perrone Editore di Roma. Vincendo il concorso Pubblica con noi  indetto da Fara Editore ha pubblicato una silloge di trenta poesie dal titolo carminasincronici  nell'antologia “Storie e versi”. Che si è classificato primo al Premio “Ossi di Seppia” e terzo al Premio Fogazzaro.

Da dove nasce il tuo amore per la poesia?
Difficile identificarne l'origine, risalire la filiera sino agli anni dell'infanzia. Dico, cercando di meritarmi un poco di credibilità, che da bambino possedevo un mangiadischi dove mettevo dei 33 giri con le fiabe, la mia preferita era Barbablù. Ora qualcuno dice di aver inventato gli audiobook. Più che la Poesia, io amo l'animo umano. E sono arrivato ad esprimermi in versi, perché questa è sempre stata la forma deputata ad esternare e parlare dell'intimità dell'uomo, ciò che in modo limitante, in Occidente si chiama Anima.

Da cosa sei ispirato?
Da tutto ciò in grado di attirare la mia attenzione, tutto ciò capace di scalfire la mia corteccia prefrontale regalandomi un piccolo schock addizionale.

Oggigiorno è difficile mandare avanti una passione come la poesia in Italia?
Già, per due fondamentali motivi: il primo dovuto al fatto che la gente, e come gente intendo la massa poco pensante e troppo votante, non ha minimamente idea di cosa sia la poesia. Rimangono convinti che Leopardi fosse depresso, Pascoli incestuoso, Montale ermetico come i contenitori da frezeer. Il secondo è più materiale: la poesia non vende, ergo poco soldi, soldini, cash e grana.

Da che sentimento sei spinto quando scrivi?
Se fossi spinto da un sentimento, sarei un poeta mediocre come la maggior parte di quelli che riempe le tasche degli editori, convinti di essere persone brave e sensibili. La sfera emozionale è già parecchio deleteria nella vita, figuriamoci in poesia. I sentimenti sono da abolire, sono la cosa più retorica che esista, già nel pensarli. Hanno avuto così tanta decodificazione nella storia della cultura occidentale, da obbligarmi a non trattarli. Io, quando scrivo, sondo le parti più nobili della mia mente. Quelle più raffinate, inaccessibili per molti, lì dove nasce l'astrazione, la logica speculativa. E per far ciò necessito di grande concentrazione, devo essere molto presente; in quei meandri è facile perdersi, o venirne rigettati. Meditazione, non cavalloni emozionali.

Avresti mai pensato che da “grande” saresti diventato un poeta?
Certo, e ne sono ancora convinto; anzi adesso non mi accontento più di allora, e penso che da grande voglio diventare un grande, grandissimo poeta.
  
Sei nato in Sicilia ed hai vissuto per tanti anni in Lombardia, ma adesso sei tornato. TI senti più lombardo o più siciliano?
Diciamo che mi sento più io. Un uomo di mondo, che ha viaggiato per tutta Europa, letto moltissimo. Sono apolide, e me ne compiaccio. Ai bambini divorziati si chiede: vuoi più bene alla mamma o al papà. La risposta è: voglio più bene a me. Io, ad esempio mi sento profondamente radicato nell'Italia della Bellezza e della Padronanza Artistica. Amo la mia lingua, amo il lavoro degli uomini, che in tutte le ere, hanno lasciato traccia delle loro intelligenze. Sono italiano, almeno così c'è scritto nella mia Carta d'Identità.

Figlio d’arte o passione innata?
Figlio di Maestra e Panettiere. Uomo autodidatta. Di ciò che mi è stato insegnato conservo i diplomi. Tutto il resto l'ho imparato da me.

Dentro di te c’è il sacro fuoco dell’arte che ti consuma o i tuoi versi ti portano ad uno stato d’animo sereno?
Solo essere bravo in ciò che faccio mi rende sereno. Più che Sacro Fuoco, parlerei di irrequietezza cronica, bipolarismo, salto dell'ostacolo, salto dell'asta, hai presente le olimpiadi?  Se non avessi tensione, i miei affari sarebbero mosci. E oggi che neanche ad 85 anni si accetta di essere mosci, io che ne ho poco più di 30, espleto in pieno le mie abilità erettili, nella vita e in poesia.

Dove ti rifugi quando devi scrivere?
Sul treno a lunga percorrenza. Il treno mi concilia parecchio lo scrivere. So di avere 18 ore libere, così mi adopero.

Che cosa consiglieresti a chi vuol portare avanti il tuo sogno?
Intanto che non è un sogno. E a tutti faccio leggere “Lettere ad un giovane poeta” di Rilke.
Lì è spiegato bene questo mestiere, ed aiuta molto nell'autoanalisi dei motivi reali o apparenti per i quali uno decide di cimentarsi in un'attività completamente inutile e bistrattata come la poesia.


Mi rapisce il suo linguaggio ricercato e le sue risposte appassionate. Sono onorata di averlo conosciuto e di averlo pubblicato per farvelo conoscere! Adesso non posso far altro che lasciarvi alla sua poesia.



FORGIARE UN CREDO
 
il direttore del circo legiferava
e messe in morsa le tempie
con colpi di scalpello sul crinale
il nano, la notte, forgiava un credo
con cui praticare un millimetro
sull'asse di inclinazione terrestre
e risalire una treccia
scartando caramelle
ad ogni nodo



MIGRANTE

un primitivo controllo ai confini
fino all'ultima stazione dello sguardo
- la vista si perde -
del nulla è meglio non parlare, imprimere deriva alla memoria
e rinnovare il diritto alla sosta, sulla soglia
di ciò che non sappiamo
per giorni avremo la noia anticipata
e nei corpi un mosaico di cellule
chiuso e mortale, una collettiva
che scava al centro perpendicolare della fame
meglio non pensarci
mentre la notte trasborda
il nulla nel tempo orizzontale
e per l'acqua il mare da sotto svuota,
suggerisce, sterilizza i confini tra la sete
e i nomi sulle pietre levigate dalle lacrime
essere semina e falce
ci pare un'ingiusta benedizione
il mare è pieno di corpi
troppe eredità si contendono ogni notte un abisso
mentre perdura
il moto costante che ha reso la sabbia così fine
da restituire il tempo in quella clessidra
che scorre dal primo giorno
in cui fu coniata la parola naufragare
e che dire delle spinte dorsali, in voga di remare
fuori da questa spirale
che chiamano cattiva provvidenza
e ora che la paura scassa
come un chiodo che ha trovato la giusta vena
se toccheremo terra
prometto di sopportare
più del palmo della mano
il cielo a venire
e la sua elemosina di sereno



FILINONA

all'ora del filinona
tra l'impazzire delle cicale
l'eros sta sospeso nell'aria satura
gli ulivi, attraverso i miei polmoni,
respirano
la lucertola s’asciuga le ossa
e non c’è anfratto o costola dove nascondersi
dalle punte del ponente
che avanzato dall’Africa e rimosso il superfluo
sfronda il tuo sesso appeso ad un guscio di mandorla
perché io possa
colto e tolta la scorza, munto
e filtrata la fezza,
estrarne latte per le mie labbra



Potete contattare Sebastiano tramite:
Facebook: http://www.facebook.com/adranos
Sito Web:
http://adranos.wordpress.com/
Email:
sebastiano.aderno@gmail.com
MSN: adranoa@hotmail.com


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Sebastiano Adernò: interview to a poet

One day, a friend of mine has mentioned Sebastiano and I asked myself if ,in the world, still exist people who get themselves enrapture by poetry, if still exists a very pure and anguished spirit which seeks refuge in verses. Therefore, urged by my unquenchable curiosity, I need to meet him and an evening we rung up and... What a surprise!
I thought to find me in front of a Sicilian interlocutor, instead I felt the sensation of speaking with a Lombard "white-collar worker"!
He is the right man, I love unusual stories....

Sebastiano Adernò

He was born in Avola, in the province of Syracuse, in 1978. After getting a technique school-leaving certificate in Electronics and telecommunication, he decided, defying his mother's wrath, to enrolle to the Statale in Milan to apply himself to human studies.

lunedì 12 luglio 2010

Ilaria Marzoli: stilista per passione

Arrivo puntuale al nostro appuntamento e lei è già lì ad aspettarmi. Immaginavo di trovarmi davanti una fashion victim e invece mi si presenta una piccola Armani uscita dalla passerella: jeans, canotta nera, scarpe basse, capelli raccolti in una coda arruffata e una miriade di bracciali che mi spiega poi essere la sua passione. Un viso pulito, un sorriso timido e uno sguardo sveglio che attira subito la mia attenzione. Ci sediamo davanti ad un caffè freddo shakerato ed inizia a parlarmi dei suoi sogni...


Ilaria Marzoli

Nasce a Firenze nel 1987. Nonna e madre proprietarie di un’azienda produttrice di abbigliamento femminile, cresce tra le stoffe e con il tarlo della moda fin da piccola, e quando acquisisce la consapevolezza che questo è il suo futuro e che vuole diventare la stilista dell’azienda di famiglia, quest’ultima viene chiusa come tantissime piccole e medie aziende che in Italia non ce l’hanno fatta da sole a superare il periodo di crisi. 
Frequenta il Liceo Linguistico Internazionale G. Capponi di Firenze, ma dopo varie prese di posizione alla ricerca della facoltà che le avrebbe assicurato il lavoro, andando contro il volere della mamma che dopo la sua esperienza,  non voleva vederla fare la sua stessa fine, la sua passione ha il sopravvento e si iscrive alla Facoltà di Cultura e Stilismo della Moda a Firenze.  In questo momento sta completando gli studi e la aspetta il periodo di praticantato. Dopo la laurea vuole seguire un corso di Cool Hunter  che le permetta di girare il mondo alla ricerca dei trend.


Che significato ha per te la parola moda?
Sicuramente arte prima di tutto. Non concepisco la moda come quella del momento, la fantasia piuttosto che il colore ecc. A me ad esempio piacciono stilisti come McQueen prima della sua morte oppure stilisti giapponesi come  Junya Watanabe. La passione per la moda è qualcosa che nasce da dentro e non può essere imposto dall’esterno come molte volte accade.

Quindi non sei una fashion victim?
Prima si, ma sai quando sei piccola è normale. Adesso mi vesto come piace a me senza pensare a ciò che dice la gente. Certo a volte non puoi proprio mettere tutto, diciamo che non siamo Londra!!!

Ti piacerebbe fare un’esperienza lavorativa all’estero?
Mi piacerebbe andare a Londra, Parigi,  Barcellona magari per un anno per poter provare e poi chissà!Sarebbe anche bello vivere a Tokio.

Da dove nasce l’amore e la dedizione per la moda?
L'amore nasce dalla famiglia, la dedizione è nata dentro di me.

Qual è la tua fonte di ispirazione?
Per quanto riguarda gli stilisti, mi piace molto Gucci da quando ci lavora Frida Giannini. Poi McQueen, un genio come lui non tornerà mai più. Mi piaceva Gianni Versace ma non apprezzo Donatella . Poi secondo me gli uomini che disegnano per le donne riescono a fare un lavoro migliore rispetto ad una donna che disegna per la donna. Forse perché sono in grado di tirare fuori  lati che una donna non sa neanche di avere.  

Qual è il tuo outfit preferito?
Tacchi sicuramente, sfrutto il momento del platò! Poi mi piace molto Mary Katrantzou che crea abiti molto semplici ma con bellissime stampe, quindi ora come ora ti direi un suo abito, tacchi e un’infinità di bracciali che sono la mia passione! Però se ci incontriamo la prossima settimana magari potrei dirti tutt’altro. Mi piace cambiare.

Scegli tra il diventare una ricchissima stilista snob e sola o una eterna sognatrice che disegna per amore della moda ma senza soldi e piena di affetti.
Cattivissima questa! Se ti dicessi la sognatrice che disegna per l’amore della moda, sarei davvero  un’ipocrita, perchè sto studiando e lavorando per arrivare da qualche parte. Magari però troppo snob no!

Il vestito, esattamente, per te che cosa è?
Il vestito è una carta d’identità, dovrebbe rispecchiare quello che senti e come sei dentro. Una persona deve cercare di far emergere se stesso attraverso gli abiti che indossa. Può essere considerata superficialità da alcuni punti di vista, però secondo me è davvero l'oggetto che potrebbe far capire chi sei agli altri.

A quale personaggio cambieresti il look?
In questo momento a Shakira! Prima di tutto i capelli. Lei è bellissima ma quei vestitini che usa non la valorizzano. Invece mi piace molto Olivia Palermo che ha un bel look giornaliero.

Da poco hai fatto una sfilata, a cosa ti sei ispirata? Chi ha indossato le tue creazioni e dov’è stata realizzata?
Sono partita dal presupposto che nella società di oggi le persone sono molto inquadrate e sottomesse, nel senso che fanno ciò che gli viene detto di fare senza replicare. Quindi ho pensato di creare una collezione in cui gli abiti impediscono i movimenti e siano pieni di catene.
Io stessa ho indossato l’abito che ha sfilato e il tutto si è svolto alla Loggia del Mercato Nuovo a Firenze. Certo ovviamente c’era l’imbarazzo di essere mezza nuda per le strade della mia città con un abito che mi bloccava il movimento di un braccio e anche delle gambe, inoltre c’era freddo ed eravamo all’aperto, però sicuramente questa esperienza non la dimenticherò mai!
 
I tuoi amici ti chiedono consigli sul loro guardaroba?
Si certo, quando devono uscire mi chiedono cosa mettere o se devono andare a comprare vestiti mi portano con loro!

Qual è il must di stagione?
Per quest’estate vedremo vestiti lunghi (anche se io non li indosserei mai perchè non mi piacciono!) e sandali gioiello. Per quanto riguarda i colori, avremo il turchese, il verde smeraldo, il rosso corallo che con l’abbronzatura risaltano bene.

Cosa non deve mai mancare nell’armadio di una donna?
Tubino nero classico che puoi usare dalla mattina alle 9 fino alla sera quando vai a ballere! jeans, camicia bianca, trench, una borsa media e nera e scarpe con un tacco da 8/9 cm.

Quando sei in difficoltà, chi ti aiuta?
La mamma e la nonna!  Ad esempio per questa sfilata mi hanno aiutata tantissimo, anche perché il vestito che ho proposto era molto difficile da realizzare e quindi sono state la mia salvezza!

Quando hai capito che avresti voluto fare la stilista?
Beh, il mio abbonamento a Vogue risale alla notte dei tempi, però nell’ultimo anno del liceo c’è stata la mia insegnante di scienze che mi diceva sempre che le piaceva tantissimo come mi vestivo e anche lei aveva capito che c’era qualcosa in me!Così con il retaggio che mi portavo dietro dalla mia famiglia e il gusto per la moda che mi ha sempre contraddistinta, ho deciso di seguire questa strada.

Sai cosa ti aspetta quando finirai la scuola?
Una giungla! Ci sarà la legge del più forte. So come funziona ma dire “sono preparata ad affrontarlo” , fin quando non ci sei dentro, è impossibile. Diciamo che ho il coltello tra i denti!

Cosa ti aspetti dal futuro?
Un po’ di soddisfazione. Ora come ora è difficile dire che riuscirò a realizzare i miei sogni, però spero in un po’ di soddisfazione. So che dovrò fare tanta gavetta e che dovrò aspettarmi di essere schiavizzata per i prossimi dieci anni, però si, ci spero.

Cosa stai facendo in questo momento per raggiungere il tuo sogno?
Sto studiando e mi sto preparando per il mio futuro. A breve farò lo stage e spererei di iniziare da li la mia carriera.


Ha ragione Ilaria, fuori sarà una giungla ed è difficile districarsi tra chi vuole emergere come lei e tra chi ha già un posto assicurato grazie ai favori. Però una cosa non si può togliere a nessuno, ed è la speranza di farcela e la passione per ciò in cui si crede. 
Io ci credo in questo e sono qui per dimostrarlo insieme a voi.
In bocca al lupo Ilaria!


Sonia.
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Ilaria Marzoli: stylist for passion

I punctually arrived at our date and she was already there waiting for me. I imagined to meet with a fashion victim but, contrary to what I thought, she appeared to me like a little "Armani" came out of a catwalk: jeans, black shirt, low shoes, her hair turned up in a ruffled ponytail and a multitude of bracelets which are her passion, like she herself said to me. A clean face, a shy smile and a smart look which immediately attracted my attention. We took a sit and, with a cold shakered coffee, she started to speak about her dreams...

Ilaria Marzoli

She was born in 1987. Her mother and her grandmother were owners of a women's wear manifacturing industry. Sha grew up among clothes and with the obsession of fashion, but when she became conscious of the fact that this will be her future and that she wanted to become the stylist of her family industry, the industry closed, like most small and medium enterprises in Italy which didn't overcome the crisis period.